Per ogni giorno trascorso in ospedale la probabilità infezione da patogeno gram negativo multiresistente aumenta dell’1%: uno studio
09/09/2014
Nella comunità scientifica si ritiene che la probabilità di contrarre un infezione in ospedale a causa di un patogeno multiresistente (MDR) sia direttamente proporzionale alla lunghezza del ricovero. In un nuovo studio presentato alla 54esima Interscience Conference on Antimicrobial Agents and Chemotherapy i ricercatori della Medical University del South Carolina hanno esaminato a fondo questa relazione.
Gli scienziati hanno esaminato 949 episodi di infezione documentate da batteri Gram-negativi che si sono verificate tra il 1998 e il 2011. Il rapporto tra i giorni di ricovero dal giorno di ammissione alla giornata di infezione e la probabilità di infezione con un patogeno Gram-negativo MDR sono state esaminate utilizzando la regressione logistica multivariata. La MDR è stata definita come la resistenza a ≥ 1 farmaco entro ≥ 3 classi di antibiotici. Con + MDR come variabile dipendente gli organismi interessati (Escherichia coli, Enterobacter spp, Pseudomonas aeruginosa, Klebsiella pneumoniae ec c. ecc.) sono stati inclusi nel modello finale.
I ricercatori hanno concluso che esiste una forte relazione tra il tempo di infezione e l'infezione con un patogeno MDR (p = 0,0002). Ogni giorno di ricovero ha aumentato la probabilità di infezione da un agente patogeno MDR di un ulteriore 1% (95% CI 1,005-1,017). Quando hanno controllato il tempo di infezione utilizzando K. pneumoniae come agente patogeno di riferimento, hanno constatato che la probabilità che gli Enterobacter spp. fossero multiresistenti era di 5.57 volte superiore, mentre la P. aeruginosa aveva 0,44 volte meno probabilità di essere MDR (95% CI 3,44-8,99 e 0,321-0,987, rispettivamente).
Smith e colleghi hanno quindi concluso che esiste una forte relazione tra il tempo in ospedale e il tempo di infezione da patogeno Gram-negativo multiresistente, ma la forza di questo rapporto varia a seconda dell'agente patogeno. Altri fattori legati alle caratteristiche dei pazienti, secondo gli autori, potrebbero influenzare questo rapporto. Questi risultati, concludono i ricercatori, dovrebbero essere considerati nella scelta della terapia antibiotica empirica per tali infezioni.